La Katana: un viaggio nella storia
(prima parte)
La Katana, lo strumento principale dell’arte dell’Ai-Jutsu, è molto più di una semplice spada. In essa si racchiude storia, cultura, leggenda e ricerca profonda. Per avvicinarci a questa meraviglia, dobbiamo intraprendere un lungo viaggio nel tempo, risalendo indietro negli anni, ma anche un lungo viaggio fino ad arrivare in Giappone. È lì che la Katana ha preso forma, ha affascinato i Samurai e ha segnato la storia con la eleganza e potenza.
Nel Periodo Antico (prima del 650) numerosi fabbri cinesi e coreani arrivano in Giappone a costruire spade.
Ma solo in seguito nel periodo Heian (794 – 1185) le spade giapponesi assunsero la classica forma ricurva necessaria per ottimizzare le prestazioni in battaglia.
Nel periodo Kamakura (1185 – 1333) la tecnologia produttiva raggiunse livelli senza precedenti e comparvero le celebri 5 scuole di maestri spadai, corrispondenti a zone di estrazione mineraria.
- Scuola Yamashiro (Kyoto): lame slanciate ed eleganti
- Scuola Yamato (Nara) lame simili alle Yamashiro ma più spesse.
- Scuola Bizen (Okayama) lame conosciute come le Ko Bizen (Vecchie Biesen) dove fu prodotto il 70% delle spade del Giappone antico; sono riconoscibili da una serie di dettagli, tra cui la caratteristica curvatura (Sori), detta anche Bizen Sori
- Scuola Soshu (Sagami) lame larghe, lunghe e pesanti
- Suola Mino (Seki) lame simili alle Soshu
Solo nella metà del periodo Muromashi (1333 – 1573) la Katana è diventata come noi la conosciamo.
Tra il 1573 e il 1600 nel periodo Momoyama vi è stata un’epoca di transizione alla fine della quale il Giappone fu unificato sotto il potere della dinastia dei Tokugawa che pose fine alle guerre. Con la fine delle guerre finisce il periodo della spada antica, cambiando così la sua funzione diventando più un’arma da duello che uno strumento da guerra. In questo periodo scompaiono le cinque scuole.
Inizia così un nuovo periodo per le Katane che vengono prodotte con metodi semi-industriali mirando più alla loro estetica che alla qualità.
Nel Periodo Moderno (dal 1868) Tokyo viene confermata capitale del Giappone.
Due anni dopo un editto nazionale stabilì che solo i Samurai potevano indossare la Katana. Mentre nel 1876 un secondo editto imperiale vietò di portare le Katane in pubblico, se non in cerimonie formali, determinando così la fine della classe sociale dei Samurai e della produzione delle Katane.
Molti Samurai vendettero la propria Katana, ormai inutilizzata, per sostenersi economicamente.
Fu proprio in questo periodo ed i quelli successivi (sino all’Era Showa) che nacquero le più grandi collezioni occidentali di spade giapponesi e di tutti gli oggetti tipici di dotazione di un Samurai. Oggi alcune di queste sono state trasferite a musei.
Quando nel 1945, alla fine della guerra, le forze alleate occuparono il Giappone, la costruzione di Katane, così come la pratica di arti marziali, venne proibita. In quel periodo molte Katane, anche importanti e di notevole fattura, furono requisite dai militari USA o addirittura distrutte. Dunque, pezzi di grande valore e di interesse storico andarono perduti per sempre.
Dopo la Seconda guerra mondiale, la produzione di Katane tradizionali giapponesi è stata regolamentata e i moderni artigiani si sforzarono di produrre lame di grande qualità, riscoprendo le antiche tradizioni. Essi creano così le Shinsakuto (Katane contemporanee), molto costose, che hanno mercato tra gli estimatori e i collezionisti. A questo tipo di mercato si affianca quello, ad indirizzo sportivo, delle moderne repliche di Katane da pratica, spesso realizzate tramite metodi semi-artigianali che si avvalgono di macchine a controllo elettronico per la produzione a basso costo. Sebbene negli ultimi tempi la loro qualità sia nettamente migliorata, si rimane ancora ben lontani dalla qualità degli esemplari storici, sia per il tipo di acciaio, che per la geometria della lama.