La via del guerriero - riflessioni filosofiche nelle arti marziali

La Via del Guerriero: Riflessioni Filosofiche nelle Arti Marziali

Le arti marziali sono un insieme di pratiche fisiche, mentali e psicologiche legate al combattimento. Originariamente, queste pratiche erano utilizzate per aumentare le possibilità di vittoria dei guerrieri in battaglia. Oggi, le arti marziali sono studiate per vari scopi, tra cui l’ottenimento di abilità di combattimento, autodifesa, sport, salute fisica, autocontrollo, meditazione e consapevolezza dei propri limiti.
Il termine “arte marziale” deriva dal latino e significa letteralmente “arte di Marte”, il dio romano della guerra. Il concetto di arte marziale nel senso moderno del termine, cioè come studio delle possibilità di difendersi con una tecnica adeguata per ogni situazione, è un’evoluzione di tecniche di combattimento che risalgono a tempi antichi.
Le origini delle arti marziali sono molto antiche e oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni ritengono che le prime forme di combattimento stilizzato si siano sviluppate in Mesopotamia circa 5000 anni fa. Tradizionalmente, si colloca l’inizio di questo processo nel VI secolo in Cina, con la Dinastia Wei e il Tempio di Shaolin Si, considerato la culla di tutte le arti marziali.

Queste pratiche si sono evolute nel corso dei secoli e hanno assunto diverse forme a seconda della regione o della cultura in cui venivano praticate. Nonostante l’avvento delle armi da fuoco abbia reso obsolete molte tecniche di combattimento, le arti marziali sono sopravvissute grazie all’importanza culturale, alle loro funzioni di ginnastica e allenamento fisico e mentale, all’applicazione sportiva e all’utilizzo nell’addestramento militare di alcuni paesi.
La prima volta che un uomo ha stretto le dita a pugno, comprendendo che un colpo inferto con una parte specifica del corpo poteva essere più efficace, è stato il primo passo verso la codifica dei moderni stili.
Molte arti marziali contengono il termine “DŌ” che in giapponese significa “arte”, “disciplina” o “strada da seguire”. Per esempio, “Karate-dō” significa “via della mano vuota”; “Tae-kwon-dō” significa “arte di tirare calci e pugni” e “Judō” via della cedevolezza, solo per farne alcuni.
Da qui, si sviluppò la considerazione che gli arti potevano essere impiegati come armi e che esistevano punti esposti al dolore per cui era utile indirizzare colpi precisi.
Le arti marziali orientali e occidentali differiscono per filosofia, approccio e pratica. Ecco alcune delle principali differenze:

Arti Marziali Orientali:

  • Filosofia e Spiritualità: Le arti marziali orientali tendono a enfatizzare la crescita spirituale e la meditazione. Spesso, l’obiettivo non è solo fisico ma anche mentale e spirituale.
  • Disciplina e Autodisciplina: Viene data grande importanza alla disciplina personale, al rispetto delle tradizioni e alla maestria tecnica.
  • Stili Interni ed Esterni: Alcuni stili si concentrano su movimenti interni, come il flusso di energia e la consapevolezza dello spirito, mentre altri su movimenti esterni, più dinamici e potenti.
  • Difesa Personale: Molte arti marziali orientali sono state sviluppate con l’intento di autodifesa, utilizzando la forza dell’avversario contro di lui.

Arti Marziali Occidentali:

  • Forza e Agilità: Le arti marziali occidentali tendono a concentrarsi sulla forza fisica, sulla velocità e sulla tecnica.
  • Competizione Sportiva: Molte arti marziali occidentali sono state adattate per la competizione sportiva, con regole e categorie di peso specifiche.
  • Approccio Pragmatico: L’approccio è spesso più diretto e pragmatico, con un focus sulla efficacia in situazioni di combattimento reale.
  • Storia Recente: Le arti marziali occidentali sono diventate popolari più recentemente, rispetto alle loro controparti orientali che hanno una storia millenaria.

In sintesi, le arti marziali orientali sono spesso associate a un percorso di crescita personale che va oltre la mera capacità di combattimento, mentre quelle occidentali sono generalmente più incentrate sull’aspetto fisico e competitivo del combattimento. Tuttavia, entrambe le tradizioni offrono un ricco patrimonio di conoscenze e abilità che possono arricchire la vita di chi le pratica.
Le antiche saggezze ci insegnano che le arti marziali non sono solo un insieme di tecniche di combattimento, ma un vero e proprio percorso di vita. Questa verità si manifesta pienamente nella storia che stiamo per narrarvi, un racconto che ci ricorda come, al di là di ogni sfida fisica, sia la conquista interiore a definire il vero maestro.

“C’era una volta un giovane studente di arti marziali che desiderava ardentemente diventare il più grande maestro del suo tempo. Si allenava giorno e notte, spingendo il suo corpo e la sua mente ai limiti. Un giorno, decise di sfidare il maestro più rispettato della regione, convinto che sconfiggendolo avrebbe guadagnato fama e rispetto.

Il maestro, un uomo anziano con molti anni di esperienza, accettò la sfida. Quando l’incontro iniziò, il giovane attaccò con tutta la sua forza, ma ogni suo colpo veniva facilmente deviato o evitato dal maestro. Dopo ore di lotta, il giovane era esausto e non era riuscito a toccare nemmeno una volta il suo avversario.

Con umiltà, il giovane si inchinò al maestro e chiese: “Come hai fatto a sconfiggermi senza nemmeno colpirmi?”

Il maestro rispose: “Non ho bisogno di sconfiggerti; tu hai già sconfitto te stesso. La tua ricerca della grandezza ti ha reso cieco. Le arti marziali non sono solo una questione di forza fisica, ma di comprensione, pazienza e controllo. La vera grandezza si trova nel migliorare sé stessi e nel servire gli altri, non nella ricerca di gloria personale.”

Il giovane capì che la sua sete di successo lo aveva allontanato dal vero scopo delle arti marziali. Da quel giorno, cambiò il suo approccio all’allenamento, cercando di crescere interiormente e di aiutare gli altri, diventando infine un maestro amato e rispettato.”