Shastra - approfondimenti

Lo Yoga Shastra: un percorso millenario di conoscenza e pratica

Il termine SHASTRA o ŚĀSTRA è una parola Sanscrita che significa TRATTATO.
Lo Yoga Shastra è unTrattato scientifico sul corpo umano”.
Ed è l’unico che si fonda su vere conoscenze anatomiche del corpo umano e fa riferimento ad aspetti tecnici e scientifici del corpo umano.
Questo termine deriva dall’antica lingua sanscrita e significa “istruzione”, “trattato”, “manuale” o “scrittura”. Sostantivo neutro sanscrito Śāstra, in devanāgarī शास्त्र.
Lo Shastra è un antico metodo, uno strumento indispensabile per fortificare il corpo e la mente.
Tradizionalmente, Shastra indica un manuale di istruzioni, un libro di conoscenza, un trattato religioso o un libro sacro.

Nato con una tradizione orale tramandata da innumerevoli millenni mediante la sola parola da Maestro ad allievo, una fila ininterrotta che in Sanscrito viene tradotta in “Parampara”… dove quindi la trasmissione della Conoscenza (come i principi dello Yoga) avvengono dalla bocca del Maestro direttamente all’orecchio dell’allievo.

Negli Shastra si parla di Āsana quando viene contemplato il Prāṇāyāma, le Mudrā e la ripetizione di un Codice, diversamente viene definita Postura.

Il Metodo Maharishi Sathyananda considera lo Yoga come “Arte supportata dalla scienza e conoscenza del corpo umano, di tutte le sedi anatomiche, ubicazione e funzionalità della loro morfologia”. Lo Shastra è la “scienza senza tempo”.
La pratica regolare di questa millenaria disciplina ci porta a migliorare le nostre condizioni psicofisiche, la relazione con noi stessi e con il mondo eterno.

“È fondamentale conoscere:
conoscere mediante la ricerca”

Guru Maharishi Sathyananda

Pranayama - approfondimenti

Prāṇāyāma: respirare tra le cellule (prima parte)

Il Prāṇāyāma è una pratica fondamentale nello Yoga che si concentra sul controllo del respiro.

Respirare è un’azione indispensabile alla nostra vita, o meglio: il respiro è vita.

È il primo atto spontaneo del neonato, e da quel momento non ci abbandona per tutta la durata della nostra esistenza.

Saper utilizzare correttamente la respirazione ci può aiutare ad affrontare meglio le nostre giornate, ma prima di sperimentare ed imparare le dinamiche respiratorie rivediamo a grandi linee, l’anatomia e la fisiologia dell’apparato respiratorio.

L’apparato respiratorio è il nostro compagno silenzioso, un danzatore invisibile che ci connette al mondo attraverso il respiro. Esso è l’insieme degli organi e delle strutture che consentono gli scambi gassosi tra l’ambiente circostante (carico di ossigeno) e l’organismo umano (il cui sangue è carico di anidrite carbonica). Questo sistema è strettamente connesso al funzionamento del sistema circolatorio.

L’atto respiratorio si suddivide in due fasi: un’inspirazione (durante la quale l’aria entra nei polmoni) seguita da un’espirazione (durante la quale l’aria esce dai polmoni).

Tra un’inspirazione e un’espirazione può anche esservi un periodo di “pausa” che viene definito ritenzione (periodo in cui “tratteniamo il respiro”).

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Durante l’inspirazione, i muscoli intercostali e il diaframma si contraggono, aumentando il volume polmonare e aspirando aria nei polmoni.

L’espirazione è solitamente passiva, determinata dalla forza elastica del parenchima polmonare.

L’apparato respiratorio comprende il naso, la faringe, la laringe, la trachea, i bronchi, i bronchioli e gli alveoli polmonari.

Ogni parte svolge un ruolo specifico nel trasporto dell’aria e nello scambio di gas.

Il naso filtra, riscalda e umidifica l’aria inalata prima che raggiunga le vie aeree inferiori. Le cavità nasali svolgono un ruolo fondamentale in questo processo.

I bronchi e i bronchioli trasportano l’aria nei polmoni, dove gli alveoli permettono lo scambio di gas con il sangue.

A livello alveolare, avviene lo scambio di gas tra aria e sangue. L’ossigeno passa dagli alveoli al sangue, mentre anidride carbonica si sposta dal sangue agli alveoli. Questo processo avviene anche a livello cellulare.

La capacità vitale totale dei polmoni è di circa 5,8 litri. Rimane sempre un volume residuo d’aria di circa 1,2 litri nei polmoni.

La frequenza respiratoria è invece il numero “medio” di cicli respiratori al minuto. In situazioni normali il numero dei cicli respiratori può essere di 12/18 circa, negli adulti. Ma aumenta in condizioni di stress, cioè quando siamo “preoccupati o spaventati”, e diminuisce in condizioni di rilassamento.

Negli atleti e in coloro che praticano Yoga o discipline simili, le frequenze respiratorie rimangono regolari e più basse, anche in situazioni di stress.

Come riconoscere una situazione di stress?

  • Segnali fisici: palpitazioni, sudorazione, appetito scarso o eccessivo, tic, disturbi digestivi…
  • Segnali comportamentali: digrignare i denti, mordersi le labbra, mancanza di concentrazione, difficoltà a trovare le parole giuste,   pianto frequente,  insonnia …
  • Segnali psicologici: ansia, irrequietezza, stanchezza e debolezza, abbassamento del tono dell’umore, ostilità, sensazione di non farcela, sensi di colpa, o di vergogna…

 

Praticare attività fisica e tecniche respiratorie sono tra i metodi più efficaci per contrastare lo stress.

Il nostro respiro è una sinfonia di sensazioni: il fresco profumo di un mattino d’estate, il calore del fuoco nei polmoni durante una corsa, la quiete di un respiro profondo quanto tutto sembra andare troppo veloce.

Quando senti il bisogno di ritmo e calma, ricorda il tuo compagno silenzioso.

Respira consapevolmente.

Ascolta la tua melodia interna. E sii grato per ogni respiro, perché è un dono prezioso che ci lega a tutto ciò che è vivo.

Kriyā Yoga - l’Arte dell’Azione Interiore

Kriyā Yoga: l’Arte dell’Azione Interiore

Kriyā parola Sanscrita dove è presente la sillaba Kri che significa azione ed è proprio in questo significato che si esprime la sua essenza.

Kriyā è l’arte di fare, di muoversi, di creare. È il respiro che si trasforma in momento, la coscienza che si esprime attraverso il corpo. In ogni Kriyā, siamo creatori e danzatori, tessitori di destini e custodi di segreti.

Quando ci si avvicina allo Yoga, sia Hatha Yoga che Kriyā Yoga, ci troviamo di fronte a un viaggio di scoperta e trasformazione.

Prima di esplorare gli aspetti energetici, dobbiamo preparare il terreno attraverso la purificazione del corpo. Le Āsana del Hatha Yoga ci aiutano a sciogliere le tensioni, a liberare le rigidità e a creare spazio nel nostro corpo.

Il corpo è il nostro primo strumento. Le contratture e le rigidità si riscontrano per prime sul corpo. Attraverso Hatha Yoga, impariamo ad ascoltare il nostro corpo, a rispettarlo e a renderlo flessibile. È la base su cui costruire.

Nel Kriyā si fa riferimento al lavoro che ognuno deve svolgere quotidianamente per superare i propri limiti e raggiungere così i propri obiettivi. Ma non è solo una questione di risultati esterni. È il processo che ci cambia dall’interno. È il viaggio che ci rende più forti, più flessibili e più consapevoli.

Anticamente questa tecnica veniva tramandata a voce dai Maestri ai propri discepoli.

Le sue origini si perdono nel tempo…

Nel 1860 in India, Mahavatar Babaji (conosciuto anche come Babaji Maharaj), una figura enigmatica e illuminata, riprese questa tecnica che trasmise poi al suo discepolo devoto Lahiri Mahasaya nel XIX secolo. Lahiri Mahasaya portò il Kriyā Yoga alla luce, dal cuore dell’Himalaya per poi passare a Sri Yukteswar, con occhi profondi e voce calma, continuò la catena. Attraverso di lui, il Kriyā Yoga si diffuse nel mondo, come un seme che germoglia. In occidente è stato reso popolare da Paramahansa Yogananda, grazie al suo libro Autobiografia di uno Yogi.

Il Kriyā è quindi una tecnica fondamentale dello Yoga e ha una storia importantissima direttamente collegata all’antica scienza del Rāja Yoga.

Il Kriyā Yoga è parte integrante del Rāja Yoga, la scienza reale. Non è solo una pratica fisica, ma un viaggio verso l’infinito. Attraverso le tecniche del respiro del Kriyā, viene accelerata l’evoluzione spirituale producendo uno stato di serenità e comunione con il divino. In ogni Kriyā, in ogni respiro, il segreto si svela.

Il Kriyā Yoga è l’antica pratica riportata alla luce, nella sua forma originaria, dal Guru Maharishi Sathyananda.

È basata sullo studio ed esecuzione di Āsana, Mudrā, Prāṇāyāma e Codici appartenenti a quello che viene definito “Yoga Iniziatico”, ovvero la più elevata espressione di questa millenaria disciplina.

La pratica costante del Kriyā Yoga non solo allena il corpo, ma promuove un’elevata produzione di endorfina, serotonina, dopamina. Queste sostanze endogene, rilasciate quotidianamente dall’organismo, interagiscono positivamente sulle cellule del nostro corpo, creando un equilibrio armonioso tra mente e corpo.

Attraverso le tecniche di meditazione del Kriyā Yoga, ci avventuriamo in un’esplorazione di trasformazione: un viaggio che illumina sia il corpo che l’anima, conducendoci verso l’essenza più intima e profonda del nostro essere. È un percorso di scoperta, dove ogni respiro diventa un passo verso la nostra verità interiore.