Samurai - approfondimenti

Samurai: l’Armonia del Silenzio e la Perfezione dell’Imperfetto

Nel cuore pulsante della storia giapponese, tra le pieghe di antichi rotoli e nelle ombre di castelli dimenticati, si celano i Samurai. Maestri di spade, filosofi guerrieri, custodi di un codice che ha attraversato i secoli. Oggi, il web è un mare in tempesta di informazioni su di loro, ma noi vogliamo navigare controcorrente.

Immergiamoci in un viaggio che va oltre la lama, oltre i racconti di battaglie e d’onore. Esploriamo il tema dei Samurai da un punto di vista inedito, dove ogni aneddoto diventa un sentiero meno battuto, ogni filosofia una scoperta, ogni rituale un mistero da svelare. Prepariamoci a scoprire i Samurai come non li abbiamo mai visti prima.
I Samurai, con le loro Katane affilate e la maestria nel combattimento, sono spesso associati a immagini di forza, coraggio e abilità marziale. Tuttavia, c’è un aspetto meno noto e altrettanto cruciale della loro pratica: il silenzio. Esploriamo questo concetto e scopriamo come il silenzio fosse parte integrante della vita di un Samurai.
Durante le battaglie, il silenzio era una tattica preziosa. I Samurai si muovevano senza fare rumore, evitando di rivelare la loro posizione agli avversari. Ogni passo era calcolato, ogni respiro controllato.
Il silenzio permetteva ai Samurai di ascoltare meglio i suoni dell’ambiente: il fruscio del vento tra le foglie, il passo di un nemico, il cigolio di un’armatura. Questa sensibilità acuta era fondamentale per la sopravvivenza sul campo di battaglia.
Oltre alla guerra, il silenzio faceva parte della pratica quotidiana dei Samurai. La meditazione silenziosa (conosciuta come Zazen) era essenziale per sviluppare la concentrazione, la calma interiore e la consapevolezza.
Nel silenzio, i Samurai riflettevano sulla loro vita, sul significato dell’onore e sulla loro connessione con l’universo. Era un momento per esplorare la propria anima e perfezionare la propria mente.
Il silenzio li aiutava a superare la paura, a dominare le emozioni e a prendere decisioni sagge. Era un allenamento per la disciplina mentale tanto quanto per la forza fisica.
I Samurai apprezzavano la bellezza delle parole non dette, delle pause tra i movimenti, dei gesti minimali. Questo concetto è noto come MA in giapponese, che significa “spazio” o “intervallo”.

MA è presente anche nelle arti tradizionali giapponesi come la cerimonia del tè, la calligrafia e la danza. È l’essenza del silenzio che dà profondità e significato a ogni azione.
Oggi, possiamo imparare dai Samurai. Dedichiamoci a momenti di silenzio nella nostra vita quotidiana. Sediamoci in meditazione, ascoltiamo il nostro respiro e lasciamo che il silenzio ci riveli la sua saggezza.
Forse, proprio nel silenzio, troveremo la nostra vera forza, la nostra autenticità e la nostra connessione con il mondo.
Un altro aspetto importante che ha attraversato e caratterizzato i Samurai è la bellezza dell’Imperfezione: Il Wabi-Sabi.
I Samurai, con le loro armature scintillanti e le spade affilate, incarnavano l’ideale di perfezione e disciplina. Tuttavia, dietro la loro maschera di ferro e onore, si celava un profondo apprezzamento per l’imperfezione e l’effimero. Questo concetto è noto come Wabi-Sabi, una filosofia giapponese che celebra la bellezza delle cose imperfette, transitorie e naturali.
I Samurai abbracciavano la transitorietà della vita. La loro morte poteva arrivare in qualsiasi momento sul campo di battaglia. Questa consapevolezza li spingeva a vivere con intensità e a trovare bellezza anche nelle situazioni più difficili.
La loro armatura, segnata dalle cicatrici delle battaglie, raccontava storie di coraggio e sacrificio. Non cercavano la perfezione esteriore, ma la forza interiore che solo l’imperfezione può conferire.
Nel nostro mondo moderno, dove la ricerca della perfezione è ossessiva, possiamo imparare dai Samurai. Abbracciamo le nostre imperfezioni, apprezziamo la bellezza del transitorio e troviamo gioia nelle piccole cose.
Forse, proprio come i Samurai, possiamo scoprire che la vera forza risiede nell’accettazione di ciò che siamo, con tutte le nostre crepe e rughe.
In quest’epopea dei Samurai, abbiamo navigato attraverso l’Arte del Silenzio, dove la forza non risiede nel clamore della battaglia, ma nell’essenza nascosta e nel potere del non detto. Abbiamo anche esplorato la Bellezza dell’Imperfezione, che ci invita a vivere con autenticità, abbracciando la fragilità e trovando bellezza nel passare del tempo. Così, mentre il sipario cala sulla nostra narrazione, ci portiamo dietro la saggezza dei Samurai: la potenza silenziosa dell’invisibile e la sublime perfezione dell’imperfetto sono le vere armature che indossiamo nella danza della vita.

Mokuso - approfondimenti

Mokusō: la meditazione in movimento nell’arte dell’Ai-Jutsu

Quando parliamo di meditazione la prima cosa che ci viene in mente è l’immagine di una persona seduta, a gambe incrociate, ad occhi chiusi, con le mani in Cin-Mudrā, o in Dyana Mudrā. Difficilmente evochiamo un’immagine in movimento…

Nella disciplina dell’Ai-Jutsu il concetto di meditazione viene tradotto con il termine MOKUSŌ NO KOKYŪ UNDŌ.

MOKUSŌ è un tipo di meditazione praticata nelle arti marziali giapponesi.

Il primo Kanji si legge “Moku” 黙 e significa silenzio o fermarsi, il secondo è “Sō” 想 e significa pensare o concentrarsi.

Mokusō può essere letto anche come “meditare silenziosamente

Quando entriamo nel Dōjō la nostra mente è ancora eccitata e iperattiva, sopraffatta dal frenetico mondo esterno: traffico, rumore, folla, stress… Continuamente bombardata da sollecitazioni che riceviamo durante la giornata attraverso strumenti quali mail, cellulare, social…

Praticando l’Arte dell’Ai-Jutsu, tutti i pensieri accumulati durante la giornata iniziano a dissolversi lasciando spazio alla consapevolezza, elemento fondamentale per poter vivere nel presente, nell’istante.

Analizzando KOKYŪ UNDŌ, invece, scopriamo che Kokyū 呼吸 viene tradotto come respiro, respirazione ed esso è composto da “ko” che vuol dire inspirare e “kyū” espirare. Mentre Undū 運動 significa esercizi.

Quindi specifici esercizi respiratori abbinati a specifiche tecniche motorie, consentono alla nostra mente di svuotarsi dai pensieri ripetitivi per raggiungere uno stato di pace interiore.

Attraverso la pratica dell’Ai-Jutsu, la nostra mente rimane concentrata sul dettaglio di un esercizio, di una tecnica o di un Kata, supportata dal respiro. La concentrazione e il respiro portano il praticante ad eseguire movimenti fluidi ed armoniosi, dove la mente raggiunge uno stato profondo di calma e di silenzio. Questo stato mentale crea una sensazione di vuoto mentale che conduce il praticante a realizzare una pratica perfetta dove nulla, al di fuori di lui, viene tenuto in considerazione.

Continuando a praticare l’Ai-Jutsu, i livelli di stress vengono notevolmente ridotti, non solo durante la pratica, ma anche in altri momenti della giornata.

In poco tempo è possibile raggiungere uno stato di totale benessere fisico e mentale.

Condividiamo un passo importante e significativo rispetto al concetto appena espresso sulla “meditazione in movimento” tratto dal libro “Kata” di Kenji Tokitsu.

Così Tesshu, qualche anno dopo aver raggiunto lo stato supremo, vedendo il maestro Yamada, che aveva sessant’anni, eseguire un Kata di spada, esclamò:
“Dunque, è possibile andare così in profondità con la sola spada!
Con questo Kata ci si può dispensare dal fare ricorso allo Zen”

E per concludere una frase del nostro O’ Sensei Maharishi Sathyananda

L’Ai-Jutsu è meditazione vivente che si esprime attraverso l’armonia del corpo